Long Playing: We're only in it for the money
LONG PLAYING
un progetto di Bluemotion
GENNAIO 2013 —> FEBBRAIO 2846
ANGELO MAI ALTROVE OCCUPATO – Roma
\Sarebbe bello riascoltare per intero e dal vivo album che hanno segnato in maniera indelebile le nostre vite\” abbiamo sentito dire e ci siamo detti più volte.
A noi i condizionali però sono sempre andati stretti e l’idea di LONG PLAYING è una sfida dichiarata a questo tempo verbale.
Decidiamo quindi di usare l’indicativo e di farlo.
Bluemotion annuncia che all’Angelo Mai Altrove Occupato dal 26 gennaio 2013 al 31 febbraio 2846 riproporremo quegli LP che ci hanno graffiato l’anima.
LONG PLAYING nasce da un’idea di Andrea Pesce del collettivo Bluemotion.
LONG PLAYING è curato in ogni suo dettaglio da Bluemotion.
Nel 1967 gli Stati Uniti erano un paese aggressivo, violento e razzista. La diffusione del sogno americano e della democrazia consumistica era un dogma applicato all’interno e all’estero, con grande beneficio dell’industria e dell’esercito. I rari movimenti intellettuali e politici eterodossi venivano stroncati con rapidità e si cominciava a sovvenzionare la destabilizzazione dei paesi democratici, vicini e lontani. La televisione e l’industria dell’intrattenimento di regime nel frattempo diffondevano consapevolmente modelli di riferimento vacui e superficiali. Dall’altra parte la cultura giovanile era stata conquistata dal movimento del \”flower power\” e dalla contemporanea diffusione delle droghe chimiche, con conseguente indebolimento della controcultura cosciente.
Frank Zappa era un giovane pensatore e compositore che aveva da poco pubblicato due dischi con una formazione chiamata The Mothers of Invention (\”Freak Out!\” e \”Absolutely Free\”). Aveva da subito cercato di descrivere il paese in cui viveva usando una musica bella, strampalata, intensa, che collegava la sperimentazione dei compositori del novecento al rock, usando note scritte con consapevolezza. Con questo disco la sua analisi si fece più chiara e la critica più violenta. Cercava di proporre un’alternativa all’entusiasmo drogato dei suoi coetanei e degli artisti che lo circondavano. Il risultato del suo sforzo non è ancora comprensibile. Suonare e ascoltare questo disco per intero è un piacere perché è un meraviglioso insieme di fantasia, gusto e conoscenza e perché, culturalmente, aiuta a guardare la realtà della società in cui viviamo con il sano uso del dubbio e del disincanto,
Anche perchè nel frattempo le cose non sono migliorate.
Matteo D’Incà