LETTERE A VALENTINOV di Gabriele Frasca serata a a cura di Vincenzo Ostuni e Andrea Cortellessa
31 maggio h 19.30
[lo spazio apre alle 18,30]
prenotazioni@angelomai.org
sottoscrizione consigliata + tessera Arci
LETTERE A VALENTINOV
di Gabriele Frasca
Luca Sossella editore, 2022
serata a a cura di Vincenzo Ostuni e Andrea Cortellessa
con
Franco Berardi Bifo
Edoardo Camurri
Giorgiomaria Cornelio
Alessandra Cutolo
Elisa Davoglio
Giovanna Famulari
Graziano Graziani
Canio Loguercio
Massimiliano Manganelli
Simona Menicocci
Roberto Paci Dalò
Pane
Christian Raimo
Andrea Raos
Lidia Riviello
Enrico Terrinoni
Sara Ventroni
Gabriele Frasca
Nota a Soldati di Napoli, da Lettere a Valentinov
“Quando nell’aprile del 2018 cominciai a scrivere la prima delle Lettere a Valentinov non avevo idea che mi sarei messo progressivamente alla ricerca di quello scarto nel corso della storia, magari persino inavvertito al suo accadere, che è come se avesse deviato la direzione del mondo incanalandolo verso il suo «secolo breve». Eppure è un fatto: nessuno alla fine del XIX secolo, neanche il meno rassegnato fra i reazionari, si sarebbe atteso altro dal futuro che un inevitabile miglioramento, soprattutto nelle condizioni elementari d’esistenza di ogni essere umano, e nei termini di una sempre più perseguita uguaglianza fra i cittadini e fra i popoli. E invece d’un tratto, in un preciso momento di quel secolo, è come se ci fossimo ritrovati su un altro ramo della storia, inizialmente solo un po’ discosto da quello in apparenza ancora percorso, e via via sempre più divergente, che ci ha condotto infine in un mondo del tutto diverso. E se in un primo momento avevo creduto di ritrovare i segni di questo infarto nella liquidazione del concetto di rivoluzione permanente da parte della burocrazia staliniana, era perché, pur sentendola risuonare, non avevo prestato troppo caso alla nota sorda, apocalittica, persino paolina, che vibra nei testi scritti da Lenin e Trockij immediatamente dopo la presa del potere.
Ma l’arrivo della pandemia è come se avesse contribuito a portare allo scoperto un altro strato di mondo, separato da quello su cui mi ero soffermato solo da un sottile velo di terra. Ho ripreso così a inseguire quelle che chiamo le rime della storia, e ho messo a risuonare l’una con l’altra, tutt’intorno ai primi quindici giorni del marzo del 1918, e dunque alla vigilia dell’”Offensiva di primavera” che i tedeschi avrebbero lanciato sul fronte occidentale: ‘O surdato ‘nnammurato, la celeberrima canzone del poeta sorrentino Aniello Califano (che morì il 20 febbraio del 1919 forse di vaiolo, forse ancora di spagnola, e forse addirittura dopo aver tentato d’incontrare il presidente Wilson)… un numero musicale altrettanto di successo tratto dalla zarzuela La canción del olvido di José Serrano, che furoreggiava proprio in quei giorni a Madrid ed era ambientata, guarda un po’, nella cittadina immaginaria di Sorrentinos, nel napoletano… il dirigibile LZ 104 col primo bombardamento aereo che una città italiana ricordi… il trasferimento della capitale sovietica da Pietrogrado a Mosca… e naturalmente il supposto paziente zero dell’epidemia che fu poi detta di spagnola.
Il tutto sulla scorta dei due libelli aspramente polemici con cui si contrapposero a distanza, fra il 1919 e il 1920, e dunque nel pieno di quella che avrebbe potuto essere, e non fu, la stagione della rivoluzione europea, il socialdemocratico tedesco Karl Kautsky, dal suo scranno al parlamento, e dal suo treno munito di antenna radio il solito Lev Trockij. Perché la storia dell’epidemia della spagnola, col colpevole silenzio dei governi delle nazioni belligeranti, c’insegna, a dispetto persino di quella polemica datata, che esistono forme di terrorismo su scala così spropositata da sfuggire persino alle sottigliezze del materialismo dialettico. C’è poco da girarci intorno: se gli stati maggiori hanno prima nascosto e poi sottovalutato l’impatto della pandemia allo scopo di proseguire la guerra, siamo di fronte a un genocidio perpetrato dalle classi dirigenti di proporzioni inimmaginabili. Magari è lì che si è attivato lo scambio della storia di cui parlavo.
E non è detto che non sia una traccia anche per capire quello che ci sta succedendo.”
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