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Afrodisia – L’Afrique à Rome

sabato 4 Giugno
22:30

Direttamente da San Francisco, dopo il clamoroso successo dello scorso anno, torna finalmente in Italia il cantante kenyano Sila Mutungi assieme alla sua super-funky-band The Afrofunk Experience. Definito il “James Brown africano” e vincitore dei NAAC 2010 per il miglior album di World Music, Sila presenterà nella suggestiva cornice dell’Angelo Mai il nuovo disco programmaticamente intitolato “Super African”.

Hanno scritto:

“Il James Brown venuto dall’Africa” Oakland Tribune

“Il maestro del funk keniano” San Francisco Chronicle

“È garantito, non potrete smettere di ballare” San Francisco Bay Guardian

Cresciuto da bambino in Kenya, Victor Sila Mutungi ha conosciuto da vicino povertà, durezza e ostracismo della vita quotidiana. Nato come figlio illegittimo – un tabù culturale in Africa – è stato cresciuto dalla nonna materna, una donna profondamente religiosa che, ironicamente, è stata anche la prima a metterlo in contatto con la musica occidentale. “Era solita ascoltare sermoni cristiani nel programma radio Voice of America”, ricorda lo stesso Sila. “Quel programma però era seguito da uno show pop-oriented in cui venivano presentati artisti come James Brown, Bob Marley, Marvin Gaye e i Jackson Five. Nonostante la nonna di Sila considerasse la musica secolare un tabù – la chiamava “musica del diavolo” –, dopo essersi resa conto di quanto rendesse felice suo nipote, gli permise di ascoltare lo show, almeno fino a quando avesse ascoltato anche i sermoni. “È così che sono stato contagiato dal virus della musica”. 

Sila si è educato da solo alla sensibilità musicale entrando di nascosto in chiesa, fuori dall’orario di preghiera, per esercitarsi al piano. Ovviamente è stato colto subito sul fatto dal pastore, “che però fece un patto con me: se frequentavo la chiesa e davo una mano avrei potuto usare il piano quando volevo”, ricorda. La sua carriera cominciò così, suonando ciò che lui stesso descrive come “rock’n’roll cattolico” in chiesa in Kenya. Quando si trasferì a Washington DC nel 1986, provò a vendersi come cantante R&B alla Babyface, ma presto si rese conto che il suo pesante accento keniano non lo rendeva esattamente idoneo alle orecchie dei produttori discografici. Trasferitosi a San Francisco nel 1996, Sila scoprì una nuova consapevolezza afro durante un concerto di Baaba Maal al Fillmore Auditorium. “Vedere un artista africano che abbracciava con tale orgoglio il suo retaggio culturale fu per me una rivelazione”, ricorda. “Capii che non dovevo nascondere la mia essenza africana”. “Allo stesso tempo”, aggiunge, “amo sempre il funk e il soul”.

Alla ricerca di musicisti che potessero aiutarlo a creare la fusione di suono globale che aveva in mente, Sila dà vita agli Afro Funk Experience nel 2003. Nel loro disco di debutto The Funkiest Man In Africa, accolto con estremo favore dalla critica, Sila & AFE si sono ritagliati uno spazio autonomo rispetto ai mille cloni di Fela Kuti, incorporando nel suono della band non solo il classico afrobeat, ma anche altri generi africani, come zouk e soukous, e influenze occidentali come Sly Stone e i Funkadelic.

Su Black President, il secondo album, la chimica musicale è semplicemente sbocciata; Sila & AFE scavano persino più a fondo nel solco del groove afro-funk e della consapevolezza politica-sociale. Il titolo dell’album è stato ovviamente ispirato dall’elezione del primo presidente keniano-americano, Barack Obama. Nello specifico, la copertina dell’album (di Jarrod Eastman) mostra Obama con l’Africa nelle sue mani. Come spiega Sila, quel simbolismo riflette il fatto che “molti africani sentono Obama come un africano a tutti gli effetti”.

Assieme a James Brown e Fela Anikulapo-Kuti, Obama completa una trinità di icone musicali, culturali, politiche e ideologiche che sono alla base del disco Black President. Come Fela, anche Sila mette in relazione tematiche personali e politica universale; echi di classico afrobeat sono evidenti nei cori a risposta degli AFE, nelle percussioni sincopate, nei fiati potenti e nel groove incessante. L’omaggio a Brown è esplicitato in maniera diretta su “I’m Freakin Out,” oltre che dai frequenti urletti e grugniti che Sila si concede sul palco. Per non parlare poi delle chitarre chicken-scratch e delle linee di basso superfunky che attraversano per intero il suono degli AFE.

Nel 2011 è in uscita il nuovo disco Super African.