Balletto Civile | Il pomeriggio del fauno + Peso piuma
IL POMERIGGIO DEL FAUNO
liberamente ispirato al poema sinfonico di Claude Debussy
con Alessandro Pallecchi
ideazione, coreografia e regia Michela Lucenti
PLEASE DON’T INTERRUPT ME WHEN I’M IGNORNING YOU!
Abbiamo scelto il nostro danzatore più giovane per interpretare questo adolescente fauno. Intanto noi fratelli maggiori lo guardiamo, giorno dopo giorno.
Una lingua rossa.
Stanza metafisica. Camera interna per il pomeriggio sognante e annoiato
di un Semidio.
La dedizione nell’iniziarsi alla vita è il suo stesso desiderio a provarsi.
È tensione eccitante.
Slancio iniziatico urgente.
In questo pezzo abbiamo deciso di lasciar parlare solo il movimento; spasmi, contrazioni, vertigini. E salti. Salti verso pareti, pavimento, soffitto…
“Non disturbatemi mentre sto cercando di ignorarvi“.
Un vecchio cane guarda impotente, mentre lui si nutre solo di yogurt bianco, nettare degli dei.
Questo pomeriggio per noi è malinconico e feroce, come l’adolescenza.
Michela Lucenti
Il poema simbolista di Mallarmé descriveva le esperienze sensuali di un fauno al suo risveglio, vicino alle ninfe e in una primavera pervasiva; un monologo sognante che ha poi ispirato l’opera orchestrale omonima di Claude Debussy e il balletto dei Ballets Russes del 1912. Michela Lucenti e Balletto Civile partono da qui, dalla musica di Debussy, e arrivano fino a noi, portando in scena un giovane adolescente in un pomeriggio qualunque, che riapre gli occhi sul mondo, tutto preso da sé stesso, dai suoi turbamenti amorosi e sensuali. Sullo sfondo il mondo adulto, che lo sta aspettando.
PESO PIUMA
scrittura fisica, ideazione e messa in scena Michela Lucenti
con Michela Lucenti e Luca Andriolo
drammaturgia Silvia Corsi
Quando il piccolo peso prepara il suo destro.
Padre e madre parti di noi
del viaggio
poi si è soli
forse pronti
ci si deve sentire perfetti forti non si tratta di essere aggressivi ma di mordere irriverenti
quello che ora stiamo capendo è quello che c’è da capire non si può aspettare
nessuna lezione da prendere ancora
solo libertà e convinzione
poi bisogna non aver paura e li si capisce se davvero abbiamo imparato l’azione
immaginiamo che tutto sia una prova infinita
la mise en espace ci da soddisfazione negli ultimi giorni
poi c’è il giorno della prima e niente sarà come avevamo pensato e non sarà importante
Ci proviamo. Ci proviamo a fare arte, a mettere l’accento sulle cose importanti della vita, radici, lotte, morti e rinascite interiori, palpiti adolescenziali, ribellioni adulte, atmosfere suoni colori…
Tanti gesti e parole che si accumulano intorno a un fulcro che non vogliamo sappiamo possiamo più affrontare direttamente. E poi finalmente succede. Metto a fuoco il centro. Non mi spavento. Nasce un’invocazione, che sarà necessariamente puerile, anacronistica, ridicola, roboante, indicibile, inagibile. Interrotta, ripresa, di nuovo interrotta. Ma che per miracolo ce la fa, e si solleva al di sopra del nostro stesso sarcasmo, leggera e timida. Oso dirlo? Posso stupirmi? Ecco, lo dico: sono grata. Della mia storia di merda, sono grata. Della notte del disincanto sono grata. A chi mi ha creato illusioni su questo mondo sono grata, così come a chi me le ha distrutte. A chi mi ha cibato e dissetato e pettinato, a chi mi ha indicato il cammino sono grata. Posso provarci ancora? Posso provarmici ancora? Sono abbastanza in luce? Mi vedete?