l’amore ribelle di due animi sospesi
Il viaggio, l’amore, la ribellione, il senso di libertà, il bisogno di raccontare una generazione ferita a Genova nel Luglio 2001, ma anche l’idea folle di inserire nel film dei veri concerti dal vivo che raccontassero, rendessero omaggio a un pezzo di storia della musica indie Italiana. Abbiamo iniziato con queste intenzioni a scrivere la sceneggiatura di Cosimo e Nicole proprio quando riapriva il nuovo Angelo Mai. Ci siamo accorti presto che i temi che volevamo trattare trovavano echi, riflessi, occasioni e spunti continui nelle nostre serate passate all’Angelo. Uno dei film che ci ha ispirato tanto – “Senza tetto né Legge” di Agnès Varda – ci è stato suggerito al Piccolo, l’ingresso dell’Angelo Mai. È solo un esempio di come questo luogo, che ci sta tanto a cuore, ha aiutato, incoraggiato, influenzato il nostro percorso di lavoro e di ricerca, anche attraverso i tanti spettacoli teatrali, i concerti, gli incontri che abbiamo avuto la fortuna di fare all’Angelo in questi anni. Non è un caso che alcuni degli artisti che abbiamo avuto il piacere e l’onore di ospitare nel nostro film qui siano di casa. Adesso che finalmente possiamo festeggiare l’uscita del nostro film, ci è sembrato naturale farlo qui, per affetto, per affinità, per riconoscenza e per quella dimensione, quello spirito d’immediata, umana identificazione, interazione ed empatia che si vive in un continuo percorso di reciproca crescita insieme, in cui non si respirerà mai la dualità “spettatore” – “artista” , ma ci si sentirà indissolubilmente legati da una comune condivisione di esperienze d’arte e di vita.
Il film attraverso i suoi protagonisti racconta il percorso di liberazione da chi è capace solamente di costruire profitti e convenienza economica, l’affrancamento da un sistema che considera l’accumulazione come il fine ultimo di ogni cosa e che nel suo nome compie o consente ogni nefandezza. È un inno all’umanità fatta di spirito, ma soprattutto di corpi che per sentirsi insieme non hanno bisogno di aprire gli occhi per riconoscersi.
gli autori del film
Questo film si è rivelato una grande esperienza, prima di tutto umana. Io cerco di essere un regista aperto alle sensazioni dei miei collaboratori, dall’attore al produttore, dallo sceneggiatore al montatore, cerco di mettermi in discussione, perché solo così riesco a realizzare quello che voglio realmente, che appunto non è mai ciò che desidero all’inizio di un progetto, prima di un lungo processo di confronto. In questo film ho lavorato con un gruppo che ha creduto senza riserve alla necessità di raccontare una storia che più che “rappresentare” una generazione, vorrebbe “appartenere” a una generazione, vitale e incosciente, e forse un po’ in estinzione, come la giovinezza di Cosimo e Nicole, come la musica rock, i viaggi senza meta, e la capacità di amarsi davvero.
Francesco Amato