23, 24, 25 gennaio 2025 | ore 21:00
MANSON
Fanny & Alexander
ANCORA | Teatro 2024_2025 | Angelo Mai
Ideazione, regia, luci, progetto sonoro Luigi Noah De Angelis | drammaturgia, costumi Chiara Lagani| con Andrea Argentieri | consulenza linguistica e fonetica Gabriella Gruder-Poni, David Salvage | promozione e comunicazione Maria Donnoli | organizzazione Maria Donnoli, Marco Molduzzi| amministrazione Stefano Toma, Marco Molduzzi | produzione E Production/Fanny & Alexander | in collaborazione con Olinda / Teatro La Cucina
Biglietti: 23 gennaio 2025 | 24 gennaio 2025 | 25 gennaio 2025
Andrea Argentieri indossa nello spettacolo di Fanny & Alexander i panni dell’accusato e, a partire dalle testimonianze video e audio, le numerose interviste che Manson in vita rilasciò, incarna una sorta di ritratto mimetico del suo personaggio facendoci ripercorrere, tramite l’iperbole variegata delle risposte, i meandri della mente labirintica, istrionica, scivolosa e manipolatoria di Charles Manson. È così che si imprimono nella voce e nel suo corpo dell’attore i ritmi, la gestualità spezzata e gli sguardi mutevoli del personaggio che gli è ora matrice, come se ci trovassimo per un attimo di fronte a un fantasma, che ci visita proprio nel momento in cui ci accingiamo a formulare un giudizio.
Lo spettacolo mette il pubblico nello scomodo ruolo di una sorta di giuria postuma: in un buio compatto e sonoro, immersivo e incubotico, si dipingono all’improvviso frasi secche e ritmate, che portano a una riesumazione narrativa e sensoriale degli eventi, come se per un attimo ci trovassimo nella famosa villa dell’omicidio, circondati dai passi ghiaiosi degli assassini, oppure prigionieri nella loro auto in fuga tra urla e stridore di freni, o ancora circondati dai canti hippy nel famoso Ranch, dove la Famiglia praticava i suoi riti, e infine nel tribunale vociante di arringhe, dove Manson è stato processato. È solo al termine di questa fantasmatica ricostruzione per suoni e scrittura concreta, che ci si accorge di una presenza reale in sala, una specie di testimone silente che dà le spalle fin dal principio alla platea. L’uomo si gira, si avvicina, invita ripetutamente il pubblico a rivolgergli delle domande. È proprio Manson, è qui, di fronte a noi. Il pubblico pesca adesso da un elenco di trentadue domande che gli sono state consegnate al suo ingresso a teatro e poi, singolarmente e volontariamente, rivolge il quesito scelto all’attore, che adesso risponde in inglese, sopratitolato.
A poco a poco e quasi inavvertitamente l’incalzare delle domande produce una strana enigmatica trasformazione nella percezione di chi assiste: in ballo c’è davvero solo il giudizio, la condanna alle azioni di questo strano, ambiguo personaggio? Oppure ci siamo anche noi, la nostra stessa repulsione oppure l’indecifrabile attrazione per questo caso macabro, per le parole depistanti e oblique che stiamo ascoltando? Avremo dunque la capacità, la possibilità di far luce nell’oscuro paesaggio dei significanti, di leggere nel libro nero e illeggibile del significato, delle molte rifrazioni manipolatorie del discorso? Potremo alla fine aprire un varco attraverso il muro specchiante della nostra stessa voglia di sapere, del nostro bisogno di vedere, di ottenere un dettaglio, e poi ancora un altro, sempre di più? Cos’è che cerchiamo esattamente? Cos’è, alla fine, che stiamo davvero guardando?
Un magnetofono incarnato: appunti su Manson
di Luigi Noah De Angelis
In Manson di Fanny & Alexander, Andrea Argentieri interpreta in modo mimetico Charles Manson, un processo di incorporazione che riflette le caratteristiche del personaggio: labirintico, istrionico, manipolatore. Utilizzando materiale d’archivio, in particolare interviste audio e video, l’attore incorpora i ritmi, la gestualità spezzata e gli sguardi mutevoli di Manson, trasformandolo in una presenza che torna dal passato per sfidare apertamente il giudizio del pubblico convocato in un tribunale postumo.
Non ho niente contro nessuno di voi. Non posso giudicare nessuno di voi. Ma penso che sia il momento buono perché voi tutti cominciate a guardarvi, e giudichiate le bugie nelle quali vivete.
Voi non siete voi, siete solo dei riflessi, siete riflessi di tutto ciò che credete di sapere, di tutto quello che vi è stato insegnato.—Charles Manson, dichiarazione processuale
- Stare fuori dalla logica del giudizio.
- Allontanarsi dalle polarità binarie: bene/male, colpevole/innocente.
- Non farsi manipolare dalla narrazione colpevolista, né da quella santificatoria.
- Stare il più possibile concentrati sul perimetro ristretto di Manson, sul suo cerchio prossemico: la sua voce e il suo corpo, che sono anche la sua cella, la sua “think chamber”.
- Fare un bagno nella sua voce tramite ascolti ripetuti: cosa succede se un performer se ne fa attraversare senza filtri?
- Lasciarsi permeare dalle ferite che emergono dall’ascolto di questa voce.
- Osservare il corpo di questa voce, la sua espressione gestuale.
- Osservare l’epifania di Manson come rigurgito, sintomo di un riflesso che riguarda chi è dall’altra parte e lo sta giudicando.
- Ascoltare quello che ha da dirci, oggi. Come mai risuona così tanto col presente?
- Dividere lo spettacolo in due parti: la prima, che sia l’essenza proiettiva di una tesi accusatoria, la seconda che sia la sua autodifesa, senza filtri, senza alcuna cornice mitica o narrativa, ma un nastro di magnetofono incarnato.
- Portare la voce e il corpo di Manson fuori da cornici teatrali consolatorie: farli uscire di scena, portandoli nel presente.
- Allontanare ogni forma di pudore della recita.
- Cercare il bassorilievo invece che la copia o il calco esatto. Farne un’antenna significa passare per una sofferta e difficile incarnazione, perché richiede empatia con quella voce, ma allo stesso tempo risonanza interiore e rilancio. Se il performer empatizza con la sua matrice, con la grana della voce che lo attraversa nel tempo presente della performance, c’è un costo che permette a chi sta dall’altra parte di empatizzare a sua volta. E di riflettere.
- Sostiamo nei sintomi, invece che nell’affermazione o nella morale.
- Che lo spettatore possa testimoniare, porsi una domanda, prendere la sua posizione.
Biglietti in prevendita su DICE: 10€ + Tessera Arci 2024 / 2025
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Biglietto 23 gennaio 2025 |ore 21
Biglietto 24 gennaio 2025 | ore 21
Biglietto 25 gennaio 2025 | ore 21
info e prenotazioni: prenotazioni@angelomai.org
INFO
* In sala non è consentito consumare cibo e bevande ed è vietato fumare
* Ti consigliamo di presentarti almeno un quarto d’ora prima dell’inizio dello spettacolo se disponi della prevendita, un’ora prima se devi acquistare il biglietto al botteghino
* Il botteghino e l’ Angelo Mai aprono sempre un’ora prima dello spettacolo
▶︎ INGRESSO RISERVATO ALL3/AI SOC3 ARCI. ALL’ANGELO MAI è possibile rinnovare la tessera o iscriversi per la prima volta.
▶︎Se non sei ancora socia/o del nostro Circolo ti invitiamo a scaricare l’APP Arci www.tessera-arci.it puoi effettuare la domanda di preiscrizione, senza impegno, per poi ritirare la tessera direttamente al Circolo. Tramite l’app è anche possibile digitalizzare la tessera dopo il ritiro di quella cartacea.
▶︎o puoi effettuare il tesseramento online al link https://portale.arci.it/preadesione/angelomai/
La quota sociale (2024/2025 ) è di 8 euro ed è valida fino al 30 settembre 2025
Con questa tessera puoi accedere ad un’intera stagione di attività, eventi e manifestazioni presso tutti gli oltre 4000 circoli Arci d’Italia e dà diritto a sconti e convenzioni che puoi consultare al link https://www.arci.it/convenzioni/ o direttamente sulla APP