Volevamo fare uno spettacolo sul giudizio universale.
Abbiamo speso tempo ed energie per capire in quale categoria di dannati inserire i nostri protagonisti, concludendo che per essere esemplari della nostra razza il loro destino non poteva essere che quello degli ignavi senza peccato.
Abbiamo poi trovato il reagente dell’intreccio: una rivelazione mal compresa che porta al delirio. Abbiamo intuito financo una possibile forma di Ermes, messaggero della rivelazione.
Ma non è tutto: c’era un’idea per dare forma all’invisibile che mugghia sotto di noi e pure la relativa reazione dei nostri antieroi al mistico incontro!
Insomma, si trattava di un capolavoro in grado di sondare la reazione dell’umanità posta sotto analisi ed in attesa di relativo giudizio; la consapevolezza dell’essere osservati e di avere un dito enorme puntato contro; la sensazione concreta di un’autorità superiore che sceglie proprio noi, ramo secco nell’evoluzione della vita su questo pianeta.
Il tutto reso attraverso equilibrati effetti speciali ed una manciata di ottimi attori.
Però ci serviva un elefante e la produzione si è ostinata a non volerlo acquistare.
Quindi abbiamo fatto un’altra cosa.
“Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi.”
(Genesi 3, 7)
Oppressi da un forte controllo, due malcapitati devono affrontare uno strano scherzo del destino.
I sotterfugi per girare a loro favore la situazione si rivelano tutti vani.
Braccati non hanno tregua.
Bloccati, vengono tenuti continuamente sottocchio.
Cosa resta loro da fare?
Nascondersi sotto gli occhi di tutti.