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Motus | Come un cane senza padrone_reading

sabato 8 Dicembre
21:00

nell’ambito di Petrolio
17 novembre/22 dicembre 2012
Angelo Mai Altrove Occupato

 

Come un Cane Senza Padrone è una tappa del viaggio compiuto da Motus attorno a Pasolini che si incentra sul Petrolio, romanzo incompiuto e postumo, ma progettato e pianificato nei particolari dall’autore.

Il tema della “banalità del male” nel quotidiano, della crisi del soggetto nell’impero del totalitarismo consumistico, della disseminazione dell’io, è stato affrontato da Motus in più occasioni, con De Lillo, Genet Fassbinder. In questi autori risulta cruciale, per la costituzione dell’identità, la possibilità del soggetto di compiere atti estremi, il delitto e l’omicidio, di agire al limite. Anche in Pasolini il passaggio al limite provoca la frattura dell’io e il conseguente svelamento del sé,  ciò succede ad esempio con l’irruzione dell’ospite in Teorema o con la possessione angelica e demoniaca vissuta in Petrolio. Il soggetto lacerato è travolto e segue, senza una propria reale volontà, un itinerario del corpo e della mente lontano dalle proprie abitudini, varcando i confini, perdendosi tra la periferia cittadina ed il deserto. In Petrolio la crisi portatrice di verità coinvolge l’uomo integrato che è metamorficamente mutato in altro da sé.

Pasolini scriveva a Moravia che Petrolio è “un romanzo scritto più con la lingua dei trattamenti o delle sceneggiature che quella dei romanzi classici”. Gli appunti che vanno dal 58 a 62 di Petrolio, centrati sulla “manifestazione” di Carmelo a Carlo, hanno creato una fascinazione per le immagini evocate e la crudezza matematico/descrittiva del testo che ha indotto Motus a farne un “film di letteratura”. Un film raccontato a viva voce da una narratrice “sadiana” come Emanuela Villagrossi, che segue inesorabile il crescendo della relazione rivelatoria fra vittima e carnefice. Nella buia notte l’ingegner Carlo segue il cameriere Carmelo – “come una cane, anzi come una cagna”- in una distesa di terra “cosmicamente lontana” dal centro della città. Lontano soprattutto dal proprio presunto centro identitario. 

Pasolini amava andare in giro di notte da solo “per la Tuscolana come un pazzo, per l’Appia come un cane senza padrone”, sempre in cerca, sempre in attesa, perché sempre gli mancava qualcosa “egli cercava – ma nel mondo, fra i corpi – la solitudine più assoluta”.

I frammenti che costituiscono Come un Cane Senza Padrone sono saturi di coincidenze tra l’artificio e la realtà della vita e della morte dell’autore, il cui io narrante non si dissolve nella neutralità convenzionale della letteratura, Alla luce della storia questo testo dimostra, senza possibilità di dubbio, la lucida, crudele e allo stesso compassionevole, visione che Pier Paolo Pasolini aveva di sé stesso e del reale.

Motus partecipa al progetto A/R
Angelo Mai Altrove Occupato
ottobre 2012/giugno 2013