Per festeggiare degnamente un anno di vita supplementare Sandro condividerà il palco con numerosi musicisti che ha avuto la fortuna di conoscere a Roma. I guest saranno Roberto Angelini, Emanuele Brignola, Niccolò Fabi, Francesco Forni, Ilaria Graziano, Awa Ly, Pino Marino, Enrico Melozzi (violoncello), Saverio Palazzo (batteria), Andrea Pesce e Antonio Ragosta (oud).
Il 31 gennaio 2009 a Lille in Francia, Sandro Joyeux, artista di origine franco-italiana, accompagnato dal suo gruppo “100 Dromadaires”, apre il concerto del pianista cubano Omar Sosa. Sei mesi dopo per la “Fête de la Musique” sempre a Lille, i 100 dromedari fanno da spalla a Seun Kuti e Egypt 80 (formazione storica di Fela Kuti). Il 28 ottobre 2009 Sandro arriva a Roma invitato da un amico per tre serate in tre club romani; 18 giorni dopo, alla sua partenza, ha collezionato 15 date consecutive in diversi club della capitale, grazie alla sua capacità di coinvolgere la gente, fino a farla ballare e cantare .
Numerose richieste lo spingono a tornare a Roma. Dopo appena un mese, Sandro tiene altri 12 concerti in 2 settimane, chiudendo questo tour sorprendente con l’invito ad esibirsi all’Angelo Mai, una delle più importanti realtà culturali e musicali della capitale: il 9 gennaio 2010 Sandro suona davanti a un pubblico di 700 persone radunate senza nessuna forma di promozione se non il passaparola. Tra aprile e maggio 2010, Sandro torna in Italia accompagnato dai 100 Dromadaires e si esibisce ancora all’Angelo Mai, alla Festa della Liberazione al Pigneto (Roma) e alla festa per i 19 anni di Officina 99 a Napoli. In estate arriva anche la partecipazione a Roma incontra il mondo (Villa Ada, 11 Luglio), e al festival reggae Gusto dopa al Sole dopo i leggendari Steel Pulse (Lecce, 13 Agosto) e l’invito come ospite alla finalissima di Marte Live 2010 all’Alpheus (Roma, 11 Settembre) dopo Petra Magoni e Ferruccio Spinetti.
Sandro ha una tecnica chitarristica tutta sua, utilizza la cassa armonica della sua chitarra come grancassa e rullante, intreccia arpeggi dal sapore africano a ritmiche sincopate. Introduce le sue canzoni spiegandone in modo suggestivo la provenienza, il significato, la storia, anche attraverso brevi racconti dei suoi viaggi e dei suoi tanti incontri. Le sue canzoni parlano di città lontane, Dakar, Kinshasa, Kartoum, raccontano storie di villaggi, di bambini soldato, di fiumi e di foreste in pericolo, trascinano il pubblico in un vero e proprio viaggio attraverso la musica le lingue e i dialetti di Algeria, Marocco, Mali, Senegal, Costa d’Avorio, Congo, Madagascar, Francia, Italia e Giamaica.
Il suo essere un “one man band” e la sua devozione per l’autostop gli hanno permesso negli anni di suonare in diverse parti del mondo, da Brooklyn a Bamako, nelle situazioni più disparate incontrando musicisti e maestri con cui ha arricchito il suo stile musicale. La sua ispirazione fortemente votata al racconto di un mondo che migra e si trasforma, ne rende il messaggio quanto mai importante ed attuale.